Se [il Cristo] non trova in me fiducia e apertura, il suo amore viene privato – perché Lui stesso così ha voluto – del suo prolungamento nella mia vita, che è unica e irripetibile, e nel mondo in cui mi chiama a renderlo presente. (193)
Se [il Cristo] non trova in me fiducia e apertura, il suo amore viene privato – perché Lui stesso così ha voluto – del suo prolungamento nella mia vita, che è unica e irripetibile, e nel mondo in cui mi chiama a renderlo presente. (193)
Le vere Riparatrici non vivono per sé, ma per Dio, non respirano che per Dio. Di voi, figlie fortunate, si deve dire a rigore di termini: non siete più vostre; voi siete le vittime del Signore in unione con Gesù Cristo per la riparazione della gloria del Divin Padre e per la salvezza delle anime. (Carlo Salerio – Conversazioni ascetiche, pag. 71)
Io vivo sì, ma non son io che vivo,
vive in me Cristo: me lo dice il core
arso e consunto da quel dolce amore,
di cui spesso ragiono, e canto, e scrivo.
Cristo in me vive e sol per Lui giulivo
il cor balzommi in petto a tutte l’ore;
né più moto egli avria, senso o calore,
se un istante di Lui restasse privo.
Come in suo trono in esso siede, e regge
tutti gli atti, gli affetti e i pensieri miei,
e dolcemente dà lor norme e legge.
Io, dicendo mi va, son la tua vita,
tu in me respiri, in me ti muovi, e sei,
e in te son io, finché a me resti unita.
(Sonetto XXV)
Un cuore capace di compunzione può crescere nella fraternità e nella solidarietà, perché «chi raggiunge una preghiera più semplice e intima, fatta di adorazione e commozione davanti a Dio, quello matura» (Papa Francesco, omelia S. Marta). (cfr. 190)
Questa totale immolazione di voi stesse che fate nelle mani del Signore, equivale ad un violento martirio, benché volontario, ed opera in voi quella morte che suscita la vera vita. (Carlo Salerio – Conversazioni ascetiche, pag. 11)
Gran Dio, che sé de’ carmi miei l’obbietto,
s’io cantando a Te sol piacer desìo,
e veder l’uom de l’amor tuo compreso;
fa che ne segua il desìato effetto,
fa che al suon di mia cetra, e al canto mio
resti ogni cor del tuo bel foco acceso.
(Sonetto II)
Non si deve pensare che riconoscere il proprio peccato davanti agli altri sia degradante o dannoso per la nostra dignità umana. Al contrario, è smettere di mentire a sé stessi. Accusare sé stessi fa parte della saggezza cristiana. […] Questo piace al Signore, perché il Signore accoglie il cuore contrito. (Dilexit nos, 188)
Con la Maddalena e come lei, passare l’ora di adorazione piangendo e amando.
Immaginarsi di essere da Lui rimirata e così godere di quella cara compagnia. Gettata ai piedi di Gesù che fa la Maddalena? Quali saranno i suoi affetti, i suoi pensieri? … Quando saranno preziosi al cospetto di Dio anche i nostri affetti se verranno da un cuore veramente convertito e tutto di Gesù! (Esortazioni spirituali, n. 8)
Ma perdona a quest’alma, ovver se brami
punir lei pure, il tuo voler si faccia;
ma non col tollerar che più non t’ami.
Altra pena che questa ella non pave,
e n’ha ben donde, che fra quante abbraccia
pene l’inferno, altra non n’ha più grave.
(Sonetto XLVIII)
La riparazione cristiana ha bisogno della vita, del fuoco e della luce che vengono dal Cuore di Cristo. Del resto, una riparazione meramente esteriore non basta né al mondo né al Cuore di Cristo. (Dilexit nos, 184-185)