La riparazione è l’elemento caratterizzante la vita dell’Istituto e risponde all’esigenza spirituale particolarmente sentita in questo nostro tempo che, non solo ha perso il senso del peccato, ma è giunto a fare a meno anche di Dio, sostituendosi a Lui.
Sono tanti i peccati che offendono Dio, direttamente, o nel prossimo: la bestemmia, la persecuzione, l’aborto e l’eutanasia, l’oppressione dei poveri, l’emarginazione, la corruzione, l’usura, i “paradisi fiscali”, l’indifferenza, la cultura dello scarto, la noncuranza del creato, … Papa Pio XII nel 1946 già ammoniva: «Forse oggi il più grande peccato del mondo è che gli uomini hanno cominciato a perdere il senso del peccato»(Discorsi e Radiomessaggi, VIII, p. 288).
Di fronte a questo dilagare del male la riparazione consiste nel risvegliare nel cuore dell’uomo il “senso del divino”:«Al grande peso del male che esiste nel mondo e lo tira giù, il Signore pone un peso più grande, quello dell’amore infinito. Il plus del male, che esiste sempre, viene superato dal plus immenso del bene. […] Questo è il senso della riparazione. Il plus del Signore è per noi una chiamata a metterci dalla sua parte, ad entrare in questo grande plus dell’amore e a renderlo presente, anche con la nostra debolezza. Sappiamo che anche per noi c’era bisogno di questo plus, perché anche nella nostra vita c’è il male. Tutti viviamo grazie al plus del Signore. Ma Egli ci fa questo dono perché, come dice la Lettera ai Colossesi (1,24), possiamo associarci a questa sua abbondanza ed aumentarla ancora di più concretamente nel nostro momento storico».
(Benedetto XVI al clero della Diocesi di Roma – 22 febbraio 2007)
“In charitate redemptio”esprime il carisma proprio delle Suore della Riparazione, che dalla fondazione ad oggi trova la sua applicazione principalmente nell’adorazione eucaristica riparatrice e nel «cooperare attivamente alla salvezza dei fratelli, preferendo i più poveri e bisognosi. anche in terra di missione» (cfr. Costituzioni, art. 3 e 9).
A tale opera il Venerato Fondatore così sprona le sue figlie: «Maria eletta a cooperare tanto davvicino (sic) alla redenzione delle anime, opera alla quale vi destinate anche voi, vi si preparò mediante una vita tutta umile, nascosta e raccolta, e fu tanto intima a Gesù nello spirito, quanto lo era per l’unione del sangue. Così anche voi, fortunate figliuole di Dio, chiamate a stabilir l’amor (sic) di Gesù Cristo nelle anime altrui, e farlo regnare in esse per la grazia, vi dovete preparare mediante una vita di grande raccoglimento e umiliazione; e fondarvi ben sodamente nella vita d’unione con Gesù, così da formare una sola cosa con lui, e da sentire la più viva sollecitudine per gli interessi della sua gloria». (P. Salerio – Regolamento 1860)