Ma perdona a quest’alma, ovver se brami
punir lei pure, il tuo voler si faccia;
ma non col tollerar che più non t’ami.

Altra pena che questa ella non pave,
e n’ha ben donde, che fra quante abbraccia
pene l’inferno, altra non n’ha più grave.
(Sonetto XLVIII)

La riparazione cristiana ha bisogno della vita, del fuoco e della luce che vengono dal Cuore di Cristo. Del resto, una riparazione meramente esteriore non basta né al mondo né al Cuore di Cristo. (Dilexit nos, 184-185)

Eccoti questo Cuore. Ecco l’abitazione vera e viva della divinità nella pienezza de’ suoi attributi. Ecco il capolavoro dello Spirito Santo: Ecco ciò che c’è sulla terra e nel Cielo di più amabile, di più augusto, di più desiderabile. Esso è la sede degli affetti più puri e sublimi che si possano immaginare. Esso è la benignità, la misericordia, la bontà di Dio medesimo incarnato. (Meditazioni, pag.15)

La viva fiamma dell’amor divino
tutto l’accese, ed un terreno obbietto,
per quanto sembri ad occhio uman perfetto,
sarà sempre per me vile e meschino.

E perché ne stupisci? il mio Signore
è sì gran Ben, ch’oltre misura eccede
quanto di buono e bel v’ha in terra e in cielo.
(dal Sonetto LXVI)

San Giovanni Paolo II ha spiegato che, offrendoci insieme al Cuore di Cristo, «sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo»; questo implica certamente che siamo in grado di «unire all’amore filiale verso Dio l’amore del prossimo»; ebbene, «questa è la vera riparazione chiesta dal Cuore del Salvatore». (Dilexit nos, n. 182)

Più un ‘anima si avvicina a Dio mediante la grazia, più in quest’anima si ridesta un fuoco di carità, che la porta a desiderare vivamente che Gesù Cristo sia conosciuto ed amato, e che si salvino le anime per le quali Egli ha dato il suo Sangue. (Conversazioni ascetiche, pag. 17)

Non temer no, ch’ei sia teco sdegnato:
lasciarti ei finge, e si nasconde un poco,
ma t’ama allor con più cocente affetto.
(dal Sonetto XVI)

Riparare il danno fatto a questo mondo implica anche il desiderio di riparare i cuori feriti, dove si è procurato il danno più profondo, la ferita più dolorosa. … Uno spirito di riparazione ci invita a sperare che ogni ferita possa essere guarita, anche se è profonda. (cfr. 185-186)

Per convertire un ‘anima quanto fanno i missionari: fatiche, sacrifici, privazioni, e mettono in pericolo anche la vita. E noi? … Gesù stesso ce le consegna; che tesoro prezioso! … Ci pensiamo? … Proviamo consolazione? … Quanto ci devono essere care queste anime, sì care al Cuore di Gesù! (Esortazioni spirituali, n. 25)

Digli che spesse volte

pianta campestre e vile

suol divenir gentile

se cangia di terren.

Che se m’irrigan l’acque

del fonte de la vita,

tosto rinvigorita

dal suolo io m’alzerò.

(dalla Canzone 20)